1. |
Marizibill
03:23
|
|||
Dans la Haute-Rue à Cologne
elle allait et venait le soir
offerte à tous en tout mignonne
puis buvait lasse des trottoirs
très tard dans les brasseries borgnes
elle se mettait sur la paille
pour un maquereau roux et rose
c’était un juif il sentait l’ail
et l’avait venant de Formose
tirée d’un bordel de Changaï
je connais des gens de toutes sortes
ils n’égalent pas leurs destins
indécis comme feuilles mortes
leurs yeux sont des feux mal éteints
leurs coeurs bougent comme leurs portes
|
||||
2. |
Ussaro
03:37
|
|||
Persi i capelli a Waterloo
persi il mio smalto a San Marcial
neanche il liquore d’apricot
ormai mi può più consolar
lasciai il sorriso giù ad Haslach
il buon umore a Tolentino
né la chartreuse né l’armagnac
san sollevare il mio destino
ussaro ussaro… huszár huszár…
tengo nascosto nel shakò
del buon tabacco levantino
preso a Vauchamps o a Montereau
oppure in Russia a Borodino
ad un soldato dello Zar
che gridando “mort aux vaches”
si volle troppo avvicinar
all’orlo della sabretache
roule mon cheval
loin de la folie
roule comme le vent
jusqu’à la terre d’Hongrie
ora che cedono i contorni
del mio dolman d’ordinanza
ora che corrono i miei giorni
al giro dell’ultima danza
mi porto addosso miglia e miglia
di vento sole e di tempesta
e il poco fondo di bottiglia
è proprio tutto quel che resta
e sento già madame la morte
che mi sfiora col suo morso
mais que le diable vous emporte
il tempo d’un ultimo sorso
roule mon cheval
loin de la folie
roule comme le vent
jusqu’à la terre d’Hongrie
ussaro ussaro… huszár huszár…
|
||||
3. |
Calò
05:24
|
|||
E prendere la strada e andare un’ora avanti al tempo
giocar le suole e il buon umore al vento
e sparpagliare giorni e sere fra i cumuli del mondo
per poi trovarli in un bicchiere al fondo
yo non camelo ser eray
que es calò mi nacimiento
yo non camelo ser eray
con ser calò me contento
con ser calò me contento
e dentro il fuoco del tramonto guardo svanire il giorno
e sopra il mio cappello appunto un fiore maladorno
e ora che il cielo si fa scuro svelando malinconia
mi resta in tasca un soldo d’oro e la mia furfanteria
yo non camelo ser eray
que es calò mi nacimiento
yo non camelo ser eray
con ser calò me contento
Le parole del ritornello appartengono ad una antica canzone gitana e recitano testualmente:
“Io non desidero essere un signore
perché sono nato gitano
io non desidero essere un signore
di essere gitano sono contento”
|
||||
4. |
Lo mismo de ti
04:29
|
|||
Il mio amico c'ha la tosse
forse saranno le MS
forse quest'aria andata a male
che non si fa più respirare
o forse la vinaccia viola che si ferma nella gola che si ferma nella gola
e che per mandarla giù ce ne vuole ancora ce ne vuole ancora
e ancora...
il mio amico è neghittoso
vuole starsene a riposo
bere birra a tutta randa
sprofondato nella branda
il mio amico non ha i soldi per andar nei posti caldi per andar nei posti caldi
è intrattabile e dinasta sempre con la faccia guasta sempre con la faccia guasta
il mio amico cede il passo
tieni i sogni suoi all'ingrasso
ed ha il cuore vilipeso
per la smania che lo ha preso
amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti
y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì
Il mio amico mi parlava
setacciando la “borgogna”
e mentre lui parlava io
guardavo i piedi alla sua donna
e con quei piedi bianchi pensavo di scappare via
e con quei piedi bianchi pensavo di scappare via
via dal tempo via dal senso
via da tutto quel che penso
via dal margine del foglio
dalle trame dell'orgoglio
via da questa città via la sobrietà
via dal giogo del rimorso
via dai tuoi problemi via da tutti gli astemi
dalle fila del discorso
il mio amico tiene il passo
col sorriso suo smargiasso
ed ha il cuore ottenebrato
per la smania che lo ha preso
amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti
y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì
Reymos fuerte ante la muerte
En el engagno de un ron 23 años
amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti
y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì
|
||||
5. |
L'ennesimo Malecon
05:11
|
|||
Lei aprì un poco le gambe
come per farsi guardare
e poi rimase in silenzio e in disparte
distante quanto il mare
lo sguardo livido e pesto
avvolta di fumo e chiffon
ordinò all’uomo con fare molesto
l’ennesimo Malecon
un’altra mano sbagliata
gioco fottuto e meschino
l’ultima banconota gettata
in pasto all’algerino
niente più credito al banco
aria viziata e pesante
fuori il mattino che nasce strisciando
e la pioggia sferzante
senza più niente da dire
come scannato dal mare un pontile
lui si avvicinò
poi senza nulla cercare
lei gli propose un riparo
ed affogarono lente le ore
nel vino amaro
i corpi nudi distesi
a margine del tumulto
come destini di esuli arresi
a un dolore adulto
ahi suerte maldida
aveva gli occhi infossati nel volto
come crisalidi oscure
la voce lacera di vino e d’asfalto
di torti e sciagure
nella mattanza dell’alba venuta
a spazzare ogni cosa
lei lo guardò andarsene muta
e senza sorpresa
“in questo vuoto di sponde
in questo fare e disfare delle onde
ci siamo noi”
quando il dolore arrivò
come uno schianto sul vetro
era già tardi per fermarsi un po’
e guardare indietro
così seduto nel buio
ordinò il vino più nero
che si portasse via ogni suo sbaglio
e ogni pensiero
ahi suerte maldida
|
||||
6. |
Romalen
03:57
|
|||
Corre la strada bianca nella sera
sotto la ciminiera
auto rubate in cima alla collina
e puzza di benzina
si è fermata qui la mia gente
in mezzo a questo niente
fra veleno topi e spazzatura
nel centro della pianura
un fuoco acceso le urla dei bambini
che giocano vicini
Ibrahim racconta della guerra
e di chi è sotto terra
la rakia fa cantare e ballare
e fa dimenticare
la notte e l’estate che viene
bruciano dentro le vene
ahi romalen figli del vento e del sole
ahi romalen figli d’un dolce dolore
nel pugno chiuso un arcano amuleto
mi protegge in segreto
dalle ombre di malasorte
e dalle anime morte
le ragazze incantatrici
curano le cicatrici
con le loro risate chiassose
le loro vesti da spose
le rughe spesse sul volto dei vecchi
sono come specchi
la memoria di epoche perse
di mille strade percorse
e domani di nuovo si va
ancora un poco più in là
camminatori dell’intero mondo
dal principio al fondo
ahi romalen figli del vento e del sole
ahi romalen figli d’un dolce dolore
|
||||
7. |
Prima che venga giorno
04:23
|
|||
Anche se fosse sarebbe il carminio delle labbra contratte in diniego
oppure i tuoi occhi neri amaricati d’ombra dentro i quali annego
anche se fosse sarebbe il muschio e la seta del tuo sesso
anche se fosse comunque sarebbe lo stesso
mi traversasti le vene di rose e di spine d’argento e di rame
mi abbandonasti un mattino di là dal confine d’un guado di fiume
nella lisciva del pianto si è stinto l’incanto dal mio cuore
e viene un tempo di vento e di tanto liquore
allora vado prima che venga giorno
stavolta non ritorno da te
e vado prima che venga giorno
stavolta più non torno da te…
come un agguato si compie il buio e si riempie di dolore sparso
conosco la cura del mosto e il lieve soccorso di ogni piccolo sorso
vivo in danzante abbandono prostrato al destino a cui soccombo
nel fiume il mio amore depongo così ne dispongo
e vado prima che venga giorno
stavolta non ritorno da te
e vado prima che venga giorno
stavolta più non torno da te…
|
||||
8. |
La mante amante
03:45
|
|||
Les yeux baissés vers le comptoire
dans le charme du soir
et la fumée de ma gitane
se lève lentement
verse moi mon frère
un autre verre
pour soûler mon âme
remplis bien mes veines
de ce venin
j’dois oublier ma femme
elle est la mante amante et dévore mon cœur
l’engloutit doucement dans sa profondeur
je coule tous mes rêves au bout de sa bouche
et je les regarde qui crèvent sur son sourire farouche
je descends dans le vice
par un lent supplice
je ne suis plus qu’une nourriture
pour ses lèvres obscures
un deux trois en avant jusqu’au sang
il n’y a pas d’romance
moi je deviens fou
elle s’en fout
e tout recommence
elle est la mante amante et dévore mon cœur
l’engloutit doucement dans sa profondeur
je coule tous mes rêves
au bout de sa bouche
et je le regarde qui crèvent
sur son sourire farouche
vient le jour
pour me prendre
ce que je dois rendre
vient la nuit
pour me faire
une cachette pour pleurer
elle suce la lymphe
de son triomphe
et crache la cire
elle est comme Cybèle
méchante et belle
on ne peut pas la tenir
elle est la mante amante et dévore mon cœur
l’engloutit doucement dans sa profondeur
je coule tous mes rêves au bout de sa bouche
et je les regarde qui crèvent sur son sourire farouche
|
||||
9. |
Il baro
03:51
|
|||
Il gobbo affretta il passo
strisciando lungo il muro
per seminare Ronnie “il grasso”
e mettersi al sicuro
l’allibratore aspetta
guardandosi la schiena
prende la grana in fretta
poi esce veloce di scena
ritti sulla latrina
guardoni e ficcanaso
spiano dal buco la regina
dal ventre saporoso
la notte è lunga ancora
e Tony “barracuda”
ha in tasca una pistola
per tenerli a bada
il baro passa fiutando
si muove lento come dentro un tango
gli basta un’occhiata soltanto
per capire dove tira il vento
la ghenga al gran completo
s’appresta a far paura
cappello nero di velluto
ferro nella cintura
qualcuno maledice
il capo alza lo sguardo
sopra il viso ha una cicatrice
ed un sorriso beffardo
un altro margarita
muchacha por favor
che sparge sale sulla vita
e spirito nel cuor
perché la sete asciuga
trafuga e lascia arsi
come una sanguisuga
che ti divora a morsi
il baro passa fiutando
si muove lento come dentro un tango
gli basta un’occhiata soltanto
per capire come tira il vento
|
||||
10. |
Lo chiamerei Goliardo
04:21
|
|||
Se avessi un figlio lo chiamerei Goliardo
che cresca ben pasciuto e senza riguardo
come colui che visse la vita senza inganno
cercando libertà contro il tiranno
se avessi fede sarebbe nei tuoi occhi
che cadon sul selciato come rami secchi
che mi fissano nel buio e mi ricordano che il tempo
svanisce tutto quanto in un momento
se avessi amore lo terrei solo un’ora
poi lo regalerei per non tradirlo ancora
per non vederlo mendicare al bordo della strada
per non vederlo diventar rugiada
se avessi un soldo lo spenderei per mare
per fare il vagabondo con Maqroll il gabbiere
su carghi dissestati che portano i miei sogni
lontano più lontano dei bisogni
mi piace tenerti a memoria negli occhi
quando la vita si fa troppo seria
e poi lasciare che il vino trabocchi
dalla bocca della miseria
mi piace restare seduto su un ramo
fra le foglie nel vento sospese
e guardarti andare lontano
perché l’amore è un’ombra cinese
io sono un bucaniere io son dell’anarchia
venuto dalla terra della nottambulia
con la mia corte d’asmodee luscengole e ululoni
d’amici stralunati e crapuloni
se morte ha da venire che venga
tuttavia mi troverà bevendo dentro l’osteria
mi troverà sul viso una lacrima soltanto
che sarà triste andare al camposanto
mi piace tenerti a memoria negli occhi
quando la vita si fa troppo seria
e poi lasciare che il vino trabocchi
dalla bocca della miseria
mi piace restare seduto su un ramo
fra le foglie nel vento sospese
e guardarti andare lontano
perché l’amore è un’ombra cinese
perché l’amore è un’ombra cinese
|
Gianmaria Simon Massa, Italy
Gianmaria Simon nasce a Sarzana nel 1976 in un fuligginoso giorno di dicembre, all’ora dell’aperitivo. Ha all'attivo 3 album: “L’ennesimo Malecon” ( 2014), Low Fuel (2019) e Bagatelle (2023). Arrivato a 47 anni si dichiara adulto ma non consenziente.
Streaming and Download help
If you like Gianmaria Simon, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp