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L'ennesimo Malecon

by Gianmaria Simon

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1.
Marizibill 03:23
Dans la Haute-Rue à Cologne elle allait et venait le soir offerte à tous en tout mignonne puis buvait lasse des trottoirs très tard dans les brasseries borgnes elle se mettait sur la paille pour un maquereau roux et rose c’était un juif il sentait l’ail et l’avait venant de Formose tirée d’un bordel de Changaï je connais des gens de toutes sortes ils n’égalent pas leurs destins indécis comme feuilles mortes leurs yeux sont des feux mal éteints leurs coeurs bougent comme leurs portes
2.
Ussaro 03:37
Persi i capelli a Waterloo persi il mio smalto a San Marcial neanche il liquore d’apricot ormai mi può più consolar lasciai il sorriso giù ad Haslach il buon umore a Tolentino né la chartreuse né l’armagnac san sollevare il mio destino ussaro ussaro… huszár huszár… tengo nascosto nel shakò del buon tabacco levantino preso a Vauchamps o a Montereau oppure in Russia a Borodino ad un soldato dello Zar che gridando “mort aux vaches” si volle troppo avvicinar all’orlo della sabretache roule mon cheval loin de la folie roule comme le vent jusqu’à la terre d’Hongrie ora che cedono i contorni del mio dolman d’ordinanza ora che corrono i miei giorni al giro dell’ultima danza mi porto addosso miglia e miglia di vento sole e di tempesta e il poco fondo di bottiglia è proprio tutto quel che resta e sento già madame la morte che mi sfiora col suo morso mais que le diable vous emporte il tempo d’un ultimo sorso roule mon cheval loin de la folie roule comme le vent jusqu’à la terre d’Hongrie ussaro ussaro… huszár huszár…
3.
Calò 05:24
E prendere la strada e andare un’ora avanti al tempo giocar le suole e il buon umore al vento e sparpagliare giorni e sere fra i cumuli del mondo per poi trovarli in un bicchiere al fondo yo non camelo ser eray que es calò mi nacimiento yo non camelo ser eray con ser calò me contento con ser calò me contento e dentro il fuoco del tramonto guardo svanire il giorno e sopra il mio cappello appunto un fiore maladorno e ora che il cielo si fa scuro svelando malinconia mi resta in tasca un soldo d’oro e la mia furfanteria yo non camelo ser eray que es calò mi nacimiento yo non camelo ser eray con ser calò me contento Le parole del ritornello appartengono ad una antica canzone gitana e recitano testualmente: “Io non desidero essere un signore perché sono nato gitano io non desidero essere un signore di essere gitano sono contento”
4.
Il mio amico c'ha la tosse forse saranno le MS forse quest'aria andata a male che non si fa più respirare o forse la vinaccia viola che si ferma nella gola che si ferma nella gola e che per mandarla giù ce ne vuole ancora ce ne vuole ancora e ancora... il mio amico è neghittoso vuole starsene a riposo bere birra a tutta randa sprofondato nella branda il mio amico non ha i soldi per andar nei posti caldi per andar nei posti caldi è intrattabile e dinasta sempre con la faccia guasta sempre con la faccia guasta il mio amico cede il passo tieni i sogni suoi all'ingrasso ed ha il cuore vilipeso per la smania che lo ha preso amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì Il mio amico mi parlava setacciando la “borgogna” e mentre lui parlava io guardavo i piedi alla sua donna e con quei piedi bianchi pensavo di scappare via e con quei piedi bianchi pensavo di scappare via via dal tempo via dal senso via da tutto quel che penso via dal margine del foglio dalle trame dell'orgoglio via da questa città via la sobrietà via dal giogo del rimorso via dai tuoi problemi via da tutti gli astemi dalle fila del discorso il mio amico tiene il passo col sorriso suo smargiasso ed ha il cuore ottenebrato per la smania che lo ha preso amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì Reymos fuerte ante la muerte En el engagno de un ron 23 años amigo amigo yo soy lo mismo lo mismo de ti y camianamos sobre el abysmo tu sabez es asì
5.
Lei aprì un poco le gambe come per farsi guardare e poi rimase in silenzio e in disparte distante quanto il mare lo sguardo livido e pesto avvolta di fumo e chiffon ordinò all’uomo con fare molesto l’ennesimo Malecon un’altra mano sbagliata gioco fottuto e meschino l’ultima banconota gettata in pasto all’algerino niente più credito al banco aria viziata e pesante fuori il mattino che nasce strisciando e la pioggia sferzante senza più niente da dire come scannato dal mare un pontile lui si avvicinò poi senza nulla cercare lei gli propose un riparo ed affogarono lente le ore nel vino amaro i corpi nudi distesi a margine del tumulto come destini di esuli arresi a un dolore adulto ahi suerte maldida aveva gli occhi infossati nel volto come crisalidi oscure la voce lacera di vino e d’asfalto di torti e sciagure nella mattanza dell’alba venuta a spazzare ogni cosa lei lo guardò andarsene muta e senza sorpresa “in questo vuoto di sponde in questo fare e disfare delle onde ci siamo noi” quando il dolore arrivò come uno schianto sul vetro era già tardi per fermarsi un po’ e guardare indietro così seduto nel buio ordinò il vino più nero che si portasse via ogni suo sbaglio e ogni pensiero ahi suerte maldida
6.
Romalen 03:57
Corre la strada bianca nella sera sotto la ciminiera auto rubate in cima alla collina e puzza di benzina si è fermata qui la mia gente in mezzo a questo niente fra veleno topi e spazzatura nel centro della pianura un fuoco acceso le urla dei bambini che giocano vicini Ibrahim racconta della guerra e di chi è sotto terra la rakia fa cantare e ballare e fa dimenticare la notte e l’estate che viene bruciano dentro le vene ahi romalen figli del vento e del sole ahi romalen figli d’un dolce dolore nel pugno chiuso un arcano amuleto mi protegge in segreto dalle ombre di malasorte e dalle anime morte le ragazze incantatrici curano le cicatrici con le loro risate chiassose le loro vesti da spose le rughe spesse sul volto dei vecchi sono come specchi la memoria di epoche perse di mille strade percorse e domani di nuovo si va ancora un poco più in là camminatori dell’intero mondo dal principio al fondo ahi romalen figli del vento e del sole ahi romalen figli d’un dolce dolore
7.
Anche se fosse sarebbe il carminio delle labbra contratte in diniego oppure i tuoi occhi neri amaricati d’ombra dentro i quali annego anche se fosse sarebbe il muschio e la seta del tuo sesso anche se fosse comunque sarebbe lo stesso mi traversasti le vene di rose e di spine d’argento e di rame mi abbandonasti un mattino di là dal confine d’un guado di fiume nella lisciva del pianto si è stinto l’incanto dal mio cuore e viene un tempo di vento e di tanto liquore allora vado prima che venga giorno stavolta non ritorno da te e vado prima che venga giorno stavolta più non torno da te… come un agguato si compie il buio e si riempie di dolore sparso conosco la cura del mosto e il lieve soccorso di ogni piccolo sorso vivo in danzante abbandono prostrato al destino a cui soccombo nel fiume il mio amore depongo così ne dispongo e vado prima che venga giorno stavolta non ritorno da te e vado prima che venga giorno stavolta più non torno da te…
8.
Les yeux baissés vers le comptoire dans le charme du soir et la fumée de ma gitane se lève lentement verse moi mon frère un autre verre pour soûler mon âme remplis bien mes veines de ce venin j’dois oublier ma femme elle est la mante amante et dévore mon cœur l’engloutit doucement dans sa profondeur je coule tous mes rêves au bout de sa bouche et je les regarde qui crèvent sur son sourire farouche je descends dans le vice par un lent supplice je ne suis plus qu’une nourriture pour ses lèvres obscures un deux trois en avant jusqu’au sang il n’y a pas d’romance moi je deviens fou elle s’en fout e tout recommence elle est la mante amante et dévore mon cœur l’engloutit doucement dans sa profondeur je coule tous mes rêves au bout de sa bouche et je le regarde qui crèvent sur son sourire farouche vient le jour pour me prendre ce que je dois rendre vient la nuit pour me faire une cachette pour pleurer elle suce la lymphe de son triomphe et crache la cire elle est comme Cybèle méchante et belle on ne peut pas la tenir elle est la mante amante et dévore mon cœur l’engloutit doucement dans sa profondeur je coule tous mes rêves au bout de sa bouche et je les regarde qui crèvent sur son sourire farouche
9.
Il baro 03:51
Il gobbo affretta il passo strisciando lungo il muro per seminare Ronnie “il grasso” e mettersi al sicuro l’allibratore aspetta guardandosi la schiena prende la grana in fretta poi esce veloce di scena ritti sulla latrina guardoni e ficcanaso spiano dal buco la regina dal ventre saporoso la notte è lunga ancora e Tony “barracuda” ha in tasca una pistola per tenerli a bada il baro passa fiutando si muove lento come dentro un tango gli basta un’occhiata soltanto per capire dove tira il vento la ghenga al gran completo s’appresta a far paura cappello nero di velluto ferro nella cintura qualcuno maledice il capo alza lo sguardo sopra il viso ha una cicatrice ed un sorriso beffardo un altro margarita muchacha por favor che sparge sale sulla vita e spirito nel cuor perché la sete asciuga trafuga e lascia arsi come una sanguisuga che ti divora a morsi il baro passa fiutando si muove lento come dentro un tango gli basta un’occhiata soltanto per capire come tira il vento
10.
Se avessi un figlio lo chiamerei Goliardo che cresca ben pasciuto e senza riguardo come colui che visse la vita senza inganno cercando libertà contro il tiranno se avessi fede sarebbe nei tuoi occhi che cadon sul selciato come rami secchi che mi fissano nel buio e mi ricordano che il tempo svanisce tutto quanto in un momento se avessi amore lo terrei solo un’ora poi lo regalerei per non tradirlo ancora per non vederlo mendicare al bordo della strada per non vederlo diventar rugiada se avessi un soldo lo spenderei per mare per fare il vagabondo con Maqroll il gabbiere su carghi dissestati che portano i miei sogni lontano più lontano dei bisogni mi piace tenerti a memoria negli occhi quando la vita si fa troppo seria e poi lasciare che il vino trabocchi dalla bocca della miseria mi piace restare seduto su un ramo fra le foglie nel vento sospese e guardarti andare lontano perché l’amore è un’ombra cinese io sono un bucaniere io son dell’anarchia venuto dalla terra della nottambulia con la mia corte d’asmodee luscengole e ululoni d’amici stralunati e crapuloni se morte ha da venire che venga tuttavia mi troverà bevendo dentro l’osteria mi troverà sul viso una lacrima soltanto che sarà triste andare al camposanto mi piace tenerti a memoria negli occhi quando la vita si fa troppo seria e poi lasciare che il vino trabocchi dalla bocca della miseria mi piace restare seduto su un ramo fra le foglie nel vento sospese e guardarti andare lontano perché l’amore è un’ombra cinese perché l’amore è un’ombra cinese

credits

released November 7, 2014

2014-Vrec

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about

Gianmaria Simon Massa, Italy

Gianmaria Simon nasce a Sarzana nel 1976 in un fuligginoso giorno di dicembre, all’ora dell’aperitivo. Ha all'attivo 3 album: “L’ennesimo Malecon” ( 2014), Low Fuel (2019) e Bagatelle (2023). Arrivato a 47 anni si dichiara adulto ma non consenziente.

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